L’idiota, Bach e la pizza

Fëdor  Dostoevskij

Grazie Fëdor per avermi spiegato il senso della vita anche se è brutto

Per una musicista dilettante le vacanze sono sempre un incubo: settimane lontana dallo strumento con relativi struggimenti nostalgici e piccoli progressi conquistati con il sudore delle proprie dita che se ne vanno direttamente a mare.
Comunque parto e non potendo affogare il dispiacere nell’alcool perché alla lunga ingrassa, decido di consolarmi con la letteratura e intraprendo la lettura de L’Idiota di Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
Sì per carità avrei dovuto leggerlo molto prima e non arrivare alla mia veneranda età interrogandomi inutilmente sul senso della vita che invece era già perfettamente spiegato in un libro fin dal 1869.

Fatto sta ed è che la lettura del libro – e una sua immagine in particolare che non vi dico altrimenti mi accusate di spoilerare – sconvolge completamente la mia già instabile psiche e mi getta in uno stato di esaltazione/sconforto/esaltazione/sconforto che mi costringe a ricorrere al fido lettore mp3 contente 2 Gb di musica di Bach.
E lì, vuoi per il sole a picco sulla testa vuoi per la lettura illuminante vuoi per l’astinenza da Campari, improvvisamente mi accorgo di sfumature, rallentati, cadenze, intonazioni, armonie totalmente nuove per le mie orecchie.

maccarone

Johann Sebastian, m’hai provocata e io me te magno!

E mi rendo conto che avevo sentito musica di Bach quasi ogni giorno della mia vita ma forse non l’avevo mai ascoltata veramente, presa dal desiderio di sentire tutto – e poi di suonare tutto – mi era sfuggita l’essenza, un po’ come il bambino goloso che trovandosi davanti una bella pizza la divora in un baleno senza gustarne il sapore.

La musica di Bach mi piaceva – e mi piace – così tanto che avevo fagocitato tutto, perfino un clavicembalo intero e ben temperato, senza essermi mai fermata un istante a chiudere gli occhi e a respirare con calma tutta quella bellezza.

E così ho imparato che la bellezza non può salvare il mondo, mentre la calma ha ottime chance.

8 pensieri su “L’idiota, Bach e la pizza

  1. Cara Fiorella,
    dici che “…la confusione mentale e ambientale si dissolve per lasciare spazio a qualcosa di estremamente benifico”.
    Le tue sono parole definitive.
    Anche se non capisco Bach, capisco che tu sei ricca, che siamo ricchi e il resto non conta.
    Grazie!
    Aristide

    PS:
    “L’arte non dovrebbe mai cercare di rendersi popolare. E’ il pubblico che dovrebbe cercare di rendersi artistico”.
    O. Wilde

    • Grazie a te Aristide per aver compreso così a fondo.
      E’ vero, siamo ricchi e anche fortunati!

  2. Gentile Fiorella,
    Davvero appropriata la tua metafora con involontario accostamento della “pizza” con J. S. Bach!
    Infatti io, che vivo di Musica Classica, ad emozionarmi con J. S proprio non ci riesco.

    Un po’ blasfemo, ma almeno coerente, visto che i miei riferimenti letterari più che i
    “Dostoeccetera” sono i Chiara e i Fusco, geni poco celebrati della letteratura cosiddetta minore, che tra l’altro hanno dei nomi che riesco a scrivere.

    Leggere quindi, delle tue estasi per Bach padre, mi suscita un misto di fascinazione e perplessità.
    Fascinazione per tutto ciò che non sono in grado di comprendere e perplessità per la sensazione che a furia di menarla sempre con i soliti 4 o 5 noti, si impedisce di fatto la divulgazione di una
    “Classica” più fruibile ma non meno eccelsa.

    Chissà quanti potenziali appassionati ascoltatori di “Classica” ci siamo persi e ci stiamo perdendo!
    Ascoltatori potenziali e impotenti davanti alle impervie vette di un “Clavicembalo Ben Temperato” che potrebbero godere con meno sforzo di altri clavicembali… nella trascrizione per pianoforte, mi raccomando! (Galuppi, B. Marcello, J. A. Hasse ecc.)

    Un tempo, questo inspiegabile ostracismo verso i grandi, stupiva e irritava un ascoltatore terra-terra come il sottoscritto. Adesso metto su un Brescianello, un Manfredini, un dall’Abaco, un Albicastro, un Pandolfi, un Fiorenza, un Zani… e mi scordo tutto.
    Vuoi per l’età, vuoi per l’acquisizione di un nuovo “senso della vita”, me ne sono fatto finalmente una ragione.
    Con immutata simpatia,
    Cordiali saluti, Aristide

    • Caro Aristide, che dire, la mia storia con il caro vecchio Bach inizia fin dall’infanzia quando era uno dei pochissimi a farmi stare davvero bene.
      Sarà una questione di affinità, forse anche lui andava matto per la pizza, ma quando mi siedo al pianoforte e inizio a studiare Bach, a mani separate s’intende, voce per voce e nota per nota, mi sembra che finalmente tutto sia chiaro, che la confusione mentale e ambientale si dissolva per lasciare spazio a qualcosa di estremamente benifico.
      Tirando in ballo l’argomento divulgazione della classica tocchi un tasto dolentissimo, soprattutto in Italia, che si definisce “terra della musica” purtroppo oggi a torto.
      Nonostante il mio amore per Mr. clavicembalo ben temperato, sono la prima a pensare che andrebbe dato molto più spazio a tutti quegli autori classici altrettanto interessanti ma meno noti. Imputo questa mancanza di spazio ai meno famosi al poco coraggio dei palinsesti di teatri e auditorium, che per paura di non riempire la sala e non pagarsi le spese, preferiscono andare sul sicuro proponendo ogni anno i grandi nomi che di sicuro attirano il pubblico dei soliti (per lo più anziani) ascoltatori e non fanno nulla per coinvolgere i giovani.
      Chiaro che se il direttore artistico di un teatro lirico o di un auditorium fossi io il programma sarebbe assolutamente strepitoso e innovativo, ma forse verrebbero a concerto solo i 7 o 8 lettori del mio blog, non lo so…
      Sull’ignoranza musicale dei giovani, dovrei aprire una parentesi infinita e accanirmi contro il sistema scolastico, ma preferisco soprassedere per non diventare una vera pizza…
      Quanto al Dosto, nemmeno io so scrivere il nome senza consultare Google e non so scrivere nemmeno Čajkovskij (infatti l’ho googlato). 🙂

  3. Dici che svela il senso della vita?? Slurp, allora stasera l’Idiota lo inizio a leggere anch’io! 🙂
    Sono un po’ stanchino di accontentarmi della pensata che ebbi al riguardo una decina di anni fa, quando paragonai tutti i viventi ad una lavatrice e pensai che il senso della vita di entrambi è quello di fare ciascuno il mestiere per cui sono stati creati: la lavatrice lavare le mutande, Bach lavare la bruttezza, vivalafuga divertire illuminando e illuminare divertendo, e così via. Adesso vediamo se Dostoevskij la sapeva più lunga (probabilmente sì: e meno male, perché sarà un bel tomo).
    Grazie per il post e naturalmente sempre vivalaf*ga 😉

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