Piangere in faccia a Temirkanov: un vizio di famiglia

Una delle mie ossessioni musicali più radicate riguarda la Sinfonia n.6 in Si minore op. 74 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, comunemente nota e non senza il suo bel perché come Sinfonia Patetica.

In particolare la mia ossessione si concentra sul quarto movimento della suddetta sinfonia, l’Adagio lamentoso che non smetto mai di ascoltare, rendendo altrettanto lamentose le mie giornate, né di confrontarne le varie direzioni d’orchestra.

A mio modesto parere la migliore esecuzione di questa sinfonia e soprattutto del suo adagio lamentoso, quella che meglio traduce lo spirito dell’autore e la sua malinconia tanto russa e struggente è diretta dal maestro Jurij Chatuevič Temirkanov.


Ecco il famigerato quarto movimento:


Così, nel lontano settembre 2011, nell’ambito della rassegna musicale Mito SettembreMusica, si presenta un’occasione oltremodo ghiotta e decido, in compagnia del fido amico Andrea, di andare a godermi la suddetta sinfonia proprio diretta dal mitico Temirkanov ed eseguita dall’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo.
Troviamo due bellissimi posti nel coro, prima fila, proprio sopra i tromboni e i fagotti che Pëtr Il’ič ci pianterà presto nell’anima e a pochi metri dal grande direttore.

Ora capisco perché la chiamano "La Patetica"

Ora capisco perché la chiamano “La Patetica”

I primi segni di sconforto partono già sull’ouverture-fantasia del Romeo e Giulietta che apre la serata, ma mi contengo e durante la Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e orchestra di Rachmaninov mi diverto anche.
Poi inizia la Patetica:
I movimento: massì in fondo dai forse ce la posso fare, è triste, molto triste ma tant’è, va beh resisto.
II movimento: struggente bellezza, di quelle che salvano il mondo, che bel momento.
III movimento: esaltata euforia e chi conosce la depressione sa che un allegro tanto sfacciato prelude sempre al dramma.
IV movimento: esco che è meglio anzi no resto, ma che disperazione, oddio non riesco a trattenermi e piango senza pudore dritta in faccia a Temirkanov, spargendo lacrime come se non mi appartenessero, chiedendomi:

cosa penserà Jurij Chatuevič Temirkanov di me?

Due anni dopo, settembre 2013, riparte Mito SettembreMusica e così decido di portare mia figlia ottenne a sorbirsi questo concerto: http://www.mitosettembremusica.it/programma/10092013-2100-auditorium-giovanni-agnelli-lingotto.html, stesso direttore d’orchestra, stessa orchestra, stesso autore – Čajkovskij anche se la Sinfonia questa volta è la n. 5 in Mi minore op. 64 – stessi posti, coro prima fila sopra il trombone.
Questa volta però nessuno piange, se mai la figlia si annoia, sbuffa e legge il libro di Geronimo Stilton che le ho portato, ma la 5 non è la 6 e, per quanto bellissima e struggente, non ci sono inutili spargimenti di lacrime.

E tutto va bene almeno fino al bis…
Riconosco subito il brano, da come Jurij alza la bacchetta per dire “pronti via” e mi viene in mente che ci aveva regalato questo bis già due anni prima e vorrei fermare tutto e scappare via perché so che quell’autore e quel brano in particolare fanno piangere mia figlia come una fontana.
Ma è troppo tardi: Edward Elgar, da Variazioni su un tema originale op. 36, la Variazione Nimrod, la più bella di tutte, ed ecco che la figlia scoppia in un pianto a dirotto e singhiozzando addita il povero Temirkanov dicendogli “Cattivo cattivo”.
Il concerto termina con la figlia disperata che si fa consolare e regalare le caramelle dalle immancabili vecchiette e io che mi chiedo:

cosa penserà Jurij Chatuevič Temirkanov di me e della mia famiglia?

2 pensieri su “Piangere in faccia a Temirkanov: un vizio di famiglia

  1. Mai fare due volte la stessa cosa con la stessa aspettativa e, più che altro, valutare sempre bene se una cosa è adatta ad una bambina di otto anni.
    Forse quel concerto era troppo impegnativo.

    • Sicuramente il concerto era impegnativo, ma a “stroncarla” alla fine è stata la sua sensibilità e la capacità, invidiabile, che hanno ancora i bambini di commuoversi.

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